Il prezioso filo di seta dei kimono collega idealmente la mostra PER UN FILO DI SETA. 1867, l’Italia in Giappone con il Filatoio Rosso di Caraglio e il Castello di Racconigi, dando vita a un unico suggestivo racconto.
Sul kimono in seta esposto al MAO si aprono piccoli ventagli a formare un cerchio e sbocciano grandi ajisai (ortensie), chiamate anche nanahenge (sette trasformazioni) per il loro mutare di colore in base alla composizione del suolo, simboli per questo di un cuore volubile. I colori e l’apparato decorativo di questo kimono esprimono perfettamente sia il rapporto profondo che in Giappone lega uomo e natura, in quanto principale fonte di ispirazione per la letteratura e l’arte, sia i radicati significati simbolici dei decori, sia l’influenza dell’Art Deco che segnò la produzione artistica giapponese del periodo Taishō (1912-1926).
Quando, a partire dal 1868, i rapporti e gli scambi con il Giappone si fecero più intensi, furono questa estetica e questo pensiero ad affascinare gli europei.
I documenti e i diari di politici, militari, diplomatici e commercianti italiani selezionati per la mostra PER UN FILO DI SETA. 1867, l’Italia in Giappone sono straordinarie testimonianze di un paese di antichissima cultura in rapida trasformazione e documentano l’affermarsi in Europa del suo mito, alimentato già nel Settecento dal gusto per l’esotismo e consolidatosi nel Japonisme, fenomeno più consapevole e interiorizzato.
La cultura e l’estetica del Sol Levante e la loro influenza sul gusto occidentale sono protagonisti della mostra Y KIMONO NOW in corso al Filatoio Rosso di Caraglio (CN) fino al 5 novembre 2017. Attraverso oltre 100 kimono d’epoca, la mostra mette in luce il gusto che a fine Ottocento conquistò e sconvolse il mondo artistico europeo; un gusto che ancora oggi in Giappone ispira artisti come Takashi Murakami e Yoshiyasu Tamura e stilisti come Yoji Yamamoto, Rei Kawakubo di Comme des Garçons e Issey Miyake. I kimono in mostra, come quello qui esposto, provengono dalla preziosa collezione raccolta in oltre 40 anni da Nancy Stetson Martin, artista e textile-designer americana che ha raccolto quasi 800 kimono – di uso quotidiano o destinati alle cerimonie – del periodo Meiji (1868-1912), del breve periodo Taishō (1912-1926) e del primo ventennio del periodo Shōwa (1926-1945).
Tra i setaioli italiani che, prima ancora dell’apertura delle relazioni diplomatiche, si recavano regolarmente in Giappone per approvvigionarsi di bachi da seta, molti erano i piemontesi. È probabile che l’eco delle testimonianze di uno di loro, il racconigese Giovanni Battista Imberti, sia giunta alla corte dei Savoia, contribuendo ad accrescere l’interesse per il Giappone. Proprio in quegli anni le sale a chinoiseries del Castello di Racconigi si arricchirono di oggetti, arredi e opere d’arte giapponesi. Al Castello, dove abitualmente è collocata un’antica portantina riccamente decorata e ora in restauro, è attualmente esposto un kimono della collezione Nancy Stetson Martin.
Dal 3 agosto al 5 novembre 2017
I possessori del biglietto d'ingresso della Fondazione Filatoio Rosso di Caraglio entrano con biglietto a tariffa ridotta al MAO Museo d'Arte Orientale,
i possessori del biglietto d'ingresso al MAO Museo d'Arte Orientale entrano con biglietto a tariffa ridotta alla Fondazione Filatoio Rosso di Caraglio.
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